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Stemma comunale

Anticamente chiamata Nursia, Norcia è situata nel cuore della Valnerina, nella parete occidentale della pianura di Santa Scolastica, a poco più di 600 metri d’altitudine, al centro di un’area ricca di testimonianze archeologiche che confermano la presenza dell’uomo fin dal paleolitico medio.
Fu importante centro strategico sabino che trasse il nome da Northia, divinità propiziatrice di fortuna, venerata dagli etruschi.
L’antico villaggio sabino sorgeva sulla parte più alta dell’odierno abitato, la cosiddetta aerea di Capo la Terra ma, intorno al 300 a.C., i Romani arrivarono in questo territorio e in breve tempo lo conquistarono, nonostante la strenua resistenza del tenace popolo sabino.

Fu così che, nel 268 a.C., Norcia divenne prefettura prima e comune romano poi. La sua fama in questo periodo è legata ai prodotti della campagna, alla rigidità del clima (che le valse l’epiteto virgiliano di ‘frigida’), e a quella dei suoi figli più illustri (Nursina duritia), con il generale repubblicano Sertorio in prima fila e la madre dell’imperatore Vespasiano, Vespasia Polla.

Nella metà del III secolo, S. Feliciano, vescovo di Foligno, iniziò l’evangelizzazione del territorio, suscitando un grandissimo fervore tra gli abitanti, tanto che, già nel IV secolo, Norcia fu sede di diocesi.

Nel 480 nacquero a Norcia i Santi gemelli Benedetto e Scolastica. Al crollare dell’impero romano, mentre alcune regioni d’Europa sembravano cadere nelle tenebre ed altre erano ancora prive di civiltà e di valori spirituali, San Benedetto e i suoi monaci portarono il progetto cristiano a tutte le popolazioni sparse dal Mediterraneo alla Scandinavia, dall’Irlanda alle pianure della Polonia. Lo fecero attraverso la croce (la legge di Cristo), che diede consistenza e sviluppo agli ordinamenti della vita pubblica e privata, attraverso la preghiera liturgica e rituale, che cementò l’unità spirituale dell’Europa, col libro (ossia la cultura) e con l’aratro (la fatica e la coltivazione dei campi), riuscendo a trasformare terre deserte ed inselvatichite in campi fertilissimi (emblematico l’esempio offerto dalle “marcite” di Norcia, prati perennemente irrigui grazie all’opera di canalizzazione apportata dai monaci benedettini nel V secolo).

Verso il 572, i Longobardi insediatisi a Spoleto distrussero Norcia, che si manteneva ancora romana. Persa in seguito la funzione di centro egemone della montagna la città venne sottomessa al guastaldato di Ponte. In questo periodo altomedievale, prima del disboscamento della montagna dovuto all’autarchia agraria dei piccoli comuni, i coloni nursini utilizzavano la ghianda per il pascolo e l’allevamento di mandrie suine. Gli agricoltori si erano quindi specializzati nell’anatomia, mattazione, castrazione, cura di accessi dei suini, per vendere poi i prodotti salati alle città vicine. Fu il loro mestiere a formare a Preci il terreno adatto per apprendere con facilità dai monaci benedettini dell’abbazia di Sant’Eutizio collegati con la scuola salernitana, l’anatomia del corpo umano e le operazioni di litotomia ed erniotomia della nota “Scuola Chirurgica”, prima come empirici, poi come professionisti. La chirurgia fino allora praticata esclusivamente dai religiosi, infatti, a seguito del Concilio Lateranense del 1215, cominciò ad essere esercitata dagli abitanti della zona. Circa una trentina di famiglie di Norcia e Preci si tramandarono così l’arte salutare e chirurgica, perfezionando via via le tecniche operatorie, grazie anche all’ausilio di nuovi strumenti da loro stessi inventati. La loro fama ben presto varcò i confini della penisola e approdò in varie corti europee.

Intorno all’anno 1000, dopo che Norcia fu saccheggiata dai Goti, dai Longobardi e dai Saraceni e, nell’890, abbandonata dalla popolazione, la ripresa del commercio fu lenta ma progressiva, fino a quando, nel 1200, Norcia, ormai sviluppata, si costituì libero comune.

Il secolo che seguì, il 1300, rappresentò la fase di consolidamento del comune, dato che, in seguito ad una saggia ed attenta politica di alleanze, Norcia divenne, insieme a Visso, il più importante Comune dei monti Sibillini. Risale a questo periodo la costruzione delle mura di cinta, sorprendentemente resistenti al tempo e ai disastrosi terremoti che, ripetutamente, si sono verificati nella zona. Durante questo secolo Norcia dovette fare i conti con il flagello della peste.

Nel 1400 il comune guelfo di Norcia fu spesso in lotta con i castelli circostanti e, per acquisire maggiore autonomia politica, ebbe lunghi ed accesi contrasti con i legati pontifici di Spoleto. Nel 1484, infine, passò direttamente sotto la Legazione Pontificia di Perugia. Nel 1500 il commissario papale prese il posto del podestà. Preci, frazione di Norcia, ribellandosi, venne rasa al suolo. E’ di questo periodo l’edificazione della Castellina, progettata dal Vignola, in seguito ai sanguinosi tumulti popolari, per divenire la residenza fortificata del governatore apostolico.

Nel 1569 venne istituita a Norcia, per volere del Papa Pio V, la sede della Prefettura della Montagna, sotto la quale dipendevano i Comuni di un vasto territorio.

Il 1600 conobbe, per la prima metà, un notevole rinnovamento edilizio ed artistico. Basti pensare che, agli inizi del secolo, Norcia, divisa in 5 parrocchie, annoverava 3 conventi maschili dentro le mura e 4 fuori dalle mura, 6 monasteri di monache, 4 ospedali, 8 confraternite con altrettanti oratori, 10 collegi delle arti, 8 osterie con alloggio, circa 100 chiese nel distretto! Ci fu inoltre un marcato risveglio artistico-culturale: fiorirono buone scuole pubbliche, un teatro, un’attività musicale, un’accademia letteraria e tanto interesse per il passato.

Il 1700 viene ricordato unicamente per i due terremoti che cancellarono di colpo quanto era stato costituito dopo il 1328; tale calamità indusse molti abitanti nursini all’esodo verso altri stati pontifici e la sonnolenta vita di quei pochi rimasti fu sconvolta allorché, nel 1798, in seguito alla Rivoluzione Francese, arrivarono anche qui i giacobini d’oltralpe. Ma i nursini, coadiuvati dalle truppe filoaustriache, reagirono e costrinsero i francesi a liberare il campo.

Nel 1809 Norcia entrò a far parte dell’impero francese, ma ben presto venne restaurato il governo pontificio e ripristinato anche l’antico vescovado (1820).

Il terremoto del 1859 fu devastante: su 676 abitazioni ne rimasero in piedi solo 76. Il 18 settembre 1860, alla vigilia dell’annessione dell’Umbria al Regno d’Italia, un plebiscito sancì l’unione alla madre patria e la fine del potere dei papi. Molti giovani seguirono Garibaldi, altri combatterono contro gli austriaci, altri ancora parteciparono alla presa di Roma. Dopo l’Unità d’Italia, Norcia si arricchì di pregevoli opere pubbliche, quali porta Romana, il corso, il monumento a S. Benedetto, il teatro civico, la scalinata e il prospetto del teatro comunale, il campanile di S. Maria, il mattatoio, un nuovo acquedotto e strade carrozzabili, come quella per Ascoli.

Il 1900 assiste all’emigrazione in America di circa cinquecento Nursini, mentre sul posto arriva la corrente elettrica e viene istituito il primo servizio pubblico italiano di automobili a vapore. I due conflitti mondiali, purtroppo, costarono anche a Norcia un pesante tributo di vite umane.

Dopo il 1979 è iniziato un impegnativo lavoro di ricostruzione e restauro che, ancora in corso, sta restituendo all’Umbria uno dei suoi più preziosi gioielli.

Fonte: Sito Web istituzionale del Comune di Norcia